Report Grand Pavois

 

La vela in Francia non è un optional, “la vela è una religione”, citando il grande Moitessier;
E non sono gli skipper vestiti alla moda o le barche costose a dimostrarlo. Lo si percepisce dall’aria che si respira, quando si parla di voile tutto assume una dimensione particolare.
A La Rochelle, città sulla costa atlantica francese, si è recentemente svolto il Grand Pavois, un salone nautico che ho avuto il piacere di visitare come “inviato” di Bolina.
Iniziamo con i numeri, erano presenti oltre 800 marchi con 750 barche esposte all’interno del Porto dei Minimis occupando un’area di 100.000 mq.
Le barche a vela erano il 32% della flotta presente ed erano, tranne qualche piccola sportboat, tutte in banchina. Il resto delle barche era composto quasi tutti gommoni esposti a terra.
Oltre il 50% delle barche presenti era più piccolo di 7,5 metri e solo il 3% era superiore ai 15 metri.
Le vele erano tutte in mare e tutte di misure e ad uso “umano”. Perché i francesi hanno le idee chiare in ambito di barche: le barche sono fatte per navigare e non per avere appartamenti in porto.
Le barche a vela presenti, tolte le solite flotte dei cantieri più famosi, erano barche “alla francese”, con poche comodità, cucine scarne, prendisole assenti ma ricchissime di soluzioni innovative e trasudanti solidità costruttiva.
Tra tutte mi hanno colpito due in particolare, il Figarò 3 di Beneteau e l’Ofcet 32 del Chantier Ofcet.
La prima era forse la novità più attesa del salone, il nuovo monotipo di Beneteau destinato ad una delle regate più famose in Francia: la Solitaire du Figarò.
Questo nuovo modello, giunto alla terza versione, impressiona fin dal primo sguardo. La cosa che subito si nota sono due enormi foils che serviranno ad alzare lo scafo dall’acqua per raggiungere velocità prima d’ora inimmaginabili. La tuga non appare particolarmente aggraziata ma è evidentemente pensata ai fini pratici. Colpisce molto anche la lunghissima delfiniera, altra dirompente novità per il Figarò, sulla quale si andrà a murare un generoso gennaker.
Ma senza dubbio questa barca sarà destinata ad una clientela di nicchia, non immagino proprio di vederne alcuna navigare in classiche regate di flotta o in rada all’ancora durante l’estate.
L’Ofcet 32 è invece una barca interessantissima. Il Cantiere nasce praticamente con la costruzione dei Minitransat e con la vittoria alla precedente Mini sia in classe Proto che Serie, ha avuto un indiscusso successo. In collaborazione con lo studio Lombard ha sviluppato uno scafo del quale sentiremo certamente parlare a lungo. La barca viene prodotta in versione crociera veloce e regata, dove la principale differenza sta nel peso, la lunghezza della delfiniera ed in alcuni dettagli sull’armo. Ad una prima impressione è evidente l’ispirazione dal più famoso Sun Fast 3200 con una poppa larga e aperta, sovrastata da un lungo trasto per la randa, ma la differenza si apprezza soprattuto negli interni che, per disposizione e struttura, sono molto più simili ad una barca “standard”.
La barca è ottimizzata per le regate IRC ed ha un costo decisamente interessante.
Ma la novità che più di ogni altra mi ha colpito su tantissime barche, è la totale assenza del trasto del fiocco. Tenuto conto che i genoa 140% sono ormai fuori uso, la tendenza delle barche moderne è quella di avere rande generose e fiocchi contenuti a prua. Questo fa sì che l’escursione del punto di scotta sia più breve e conseguentemente gestibile con soluzioni alternative. Moltissime barche quindi montavano degli anelli in delrin dove far passare la scotta del fiocco regolabili tramiti inner. Una soluzione certamente economica, leggera e che non prevede fori in coperta. Una soluzione destinata sia alle barche da regata che a quelle per uso crocieristico.
Le Grand Povois è un salone “vero”, fatto per chi ama le barche per navigare. Gli stessi dealer sono stati tutti disponibilissimi e molto preparati anche alle domande tecniche più insidiose. Ad ogni barca visitata, prima ancora che potessi chiedere qualsiasi cosa, ricevevo sempre la stessa domanda: “quale è il tuo programma?” Cioè, cosa ci devi fare con una barca? Un approccio inusuale per noi italiani, che spesso prima ancora di avvicinarci ci sentiamo scrutati per capire se facciamo solo perdere tempo o se abbiamo le disponibilità per l’acquisto.
Ma a La Rochelle non c’era solo il Grand Pavois, la città infatti si preparava ad assistere alla partenza della Mini Transat.
In un porticciolo più piccolo, 81 skipper si stavano preparando a quella che può essere senza dubbio considerata una delle regate più dure dello scenario internazionale.
Il Villaggio della Mini era piuttosto scarno, pochi stand di vendita perché l’attenzione era tutta rivolta alle barche. Ho subito incontrato un amico francese, Patrick Phelipon che ormai vive in Italia da anni ma originario di La Rochelle. Patrick che frequenta per ragioni di regate la mia Marina tra breve parteciperà alla Golden Global Race, sul percorso della Vendee Globe ma con barche alla vecchia maniera prive di ogni forma di elettronica.
Girando sui pontili ho anche avuto modo di rivedere e salutare altri amici, Andrea Pendibene e Andrea Fornaro che si stavano dedicando agli ultimi preparativi dei loro mini.
Ed ancora una volta, come alla Vendee Globe, quello che mi ha colpito è stato il coinvolgimento sociale e educativo dell’evento. C’erano tantissimi bambini, portati in gita scolastica a conoscere gli skipper e ad innamorarsi della vela. Addirittura, tramite un progetto scolastico, i bambini delle scuole elementari avevano fatto dei disegni beneaugurali su tessuti adesivi che poi sono stati posti sulle rande delle barche. La vela in Francia non è un optional, è una religione.
report le grand pavois
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